Breve storia dell'arpa per le scuole elementari e medie



Racconto sull'arpa a pedali
Dedicato alle classi di V° elementare e medie

La storia dell'arpa a pedali è la storia di uno strumento assai moderno e molto alla moda all'epoca della sua comparsa, il 1700.
Oggi, quando osserviamo un'arpa a pedali abbiamo la sensazione di uno strumento musicale antico e quanto mai lontano da noi. Se invece ci sforziamo di immaginare l'epoca e gli avvenimenti in cui l'arpa a pedali è nata e ha avuto il suo sviluppo possiamo davvero considerarla una sorta di giocattolo tecnologico dell'epoca.
Il 1700 è l'epoca dei cosiddetti "Lumi". Gli uomini di cultura e di scienza pensarono che per l'umanità tutto sarebbe stato possibile affidandosi all'intelligenza e all'intraprendenza. Per tradurre in modo un poco semplicistico: lo studio approfondito della scienza e il coraggio di sperimentare avrebbe portato l'uomo a credere di essere "onnipotente" e in grado di controllare e pilotare la natura tutta.
La nostra storia sull'arpa a pedali si sviluppa in quest'epoca.
Un'altra prerogativa di quel secolo è la comparsa e la diffusione dei giornali quotidiani e dei periodici scientifici e letterari. Tutti gli avvenimenti più importanti d'ora in poi avranno sempre maggior diffusione e anche l'arpa in Francia avrà dei giornali specializzati che parleranno di lei.
E per finire dobbiamo ricordarci che tra la fine del 1600 e per tutto il 1700 presero vita molte istituzioni che organizzarono concerti strumentali pubblici in tutta Europa.
La musica prima la si ascoltava per lo più nelle case dei nobili e dei Re, oppure quella popolare nelle piazze. A parte lo spettacolo dell'opera che era già diventata uno spettacolo pubblico, il suonare uno o più strumenti per un pubblico interessato stava diventando una consuetudine.
A Parigi furono istituiti i Concert Spirituel che diedero molto spazio alla musica e agli strumentisti e tra questi anche l'arpa a pedali che fece la sua prima apparizione nella programmazione del 1749. Il Concert Spirituel era un'istituzione privata che organizzava concerti inizialmente di musica sacra nei momenti dell'anno in cui non si metteva in scena l'opera (durante la quaresima, a Pasqua e a Natale) e che nel corso degli anni fece suonare i maggiori concertisti e virtuosi dei vari strumenti. Per poter ascoltare i concerti si pagava un biglietto.


Ultimo fatto ma non meno importante che diede un contributo alla diffusione dell'arpa a pedali, fu che Maria Antonietta, imperatrice di Francia e moglie di Luigi XVI (il re decapitato nella Rivoluzione Francese…) se ne fosse innamorata e la suonasse essa stessa facendola diventare uno strumento alla moda per tutte le nobildonne della corte.

                      


Finalmente nel 1767 lo strumento ebbe uno suo spazio anche nella Grande Enciclopedia di Diderot e D'Alambert, la prima enciclopedia della storia (la progenitrice della nostra Wikypedia!!!!) dove fu ampiamente illustrata con diverse pagine corredate di tavole disegnate.
Le pagine dell'Enciclopedia



Potremo quasi dire che l'arpa a pedali divenne il passatempo tecnologico musicale di corte adatta alle regine e alle contesse! Una sorta di video gioco dell'epoca?...
Ma veniamo ai fatti.
Facciamo solo un breve passo indietro per ricordarci che l'arpa già allora vantava di una storia molto antica: citata nella Bibbia e dipinta con foggie diverse da pittori di tutta Europa a partire dal 1300 in poi.
Era stata uno degli strumenti più usati dai Faraoni dell'Antico Egitto; Assiri e Babilonesi ne avevano di varie foggie.
Suonatore D'arpa seduto 2.800 a.C.
Metropolitan Museum of Art di New York


Arpe egiziane


Arpa Ebrea antica

Arpe Medioevali

I Greci ne usavano una piccola portatile. I celti ne fecero lo strumento dei loro sacerdoti (I Druidi…come Obelix) e i re e i capo clan avevano il proprio arpista personale che si dedicava al canto delle loro gesta militari (Bardi, arpisti e poeti).




Arpa Gotica germanica del 1300
Arpa irlandese del 1400

Dal trecento al cinquecento in Italia e in Spagna si usavano arpe con due o tre fila di corde, come pure in Galles dove le arpe avevano fino a ben 75 corde.












Arpa tripla italiana cinquecentesca















Arpa tripla gallese




Nonostante l'arpa avesse questo immenso passato alla fine del 1600 la musica si fece molto ricca armonicamente e il gusto musicale cambiò in favore di altri strumenti polifonici come il clavicembalo, il liuto e la chitarra che divennero più popolari e più usati, mettendola per qualche tempo un po' da parte.  
Eccoci così arrivati nel 1700, l'epoca delle grandi scoperte scientifiche e tecnologiche, e così anche l'arpa si avviò ad avere un'evoluzione per così dire "meccanica."
La musica a quel tempo era già molto sofisticata e l'armonia molto complessa. Per chi ha poca memoria ricordiamo le composizioni degli organisti J.S.Bach, e G. F.Handel, e poi dei violinisti italiani Vivaldi, Corelli, Locatelli e dei clavicembalisti francesi Cuperin e Rameau che allietavano le corti d'Europa.
Alla fine del 1600 le piccole arpe austriache vennero munite di uncinetti che permisero di cambiare intonazione alle note riproducendo le varie scale (tonalità).
Facciamo una breve parentesi sulla musica in generale per vedere di ricordare bene alcune regole musicali.
Quante sono le note musicali?
SETTE! …Sicuri?
Sono molte di più. Proviamo ad immaginare una tastiera, per esempio quella di un pianoforte. Scriviamo su di essa i nomi della note sui tasti bianchi corrispondenti…Vediamo che rimangono senza nome i tasti neri.

Bene quelle sono le note "nascoste" tra un tasto e l'altro che vengono chiamate con gli stessi nomi della note vicine (sopra o sotto) aggiungendo davanti un segno per distinguerle. I segni sono i diesis e i bemolli.
Scrivendo quindi una scala con tutte le note ne troviamo ben dodici.
Ora torniamo alla nostra arpa tirolese. Guardate la cordiera e una volta individuato il Do rosso saliamo e vediamo quante note troviamo prima del prossimo Do rosso (Scala diatonica). Sono solo 7!
Non ci sono quindi le note "nascoste".
Ecco allora che I maestri liutai tra la fine del 1600 e 1700 si sono inventati un meccanismo per creare le note "nascoste" alterando quelle "normali".
Le arpe tirolesi della fine del 1600 ne erano munite. Per suonare le note alterate, la mano sinistra smetteva di suonare e girava gli uncinetti che tiravano la corda quel tanto che basta per ottenere il suono mancante.

Arpa tirolese


I costruttori austriaci e tedeschi non si accontentarono degli uncinetti e aggiunsero a questi dei tiranti collegati a dei pedali che azionati dal suonatore spostavano gli uncinetti cambiando l'intonazione delle note senza che il suonatore stesso dovesse smettere di suonare con una mano. Non per niente in quella zona erano molto famosi i costruttori di sofisticati orologi meccanici, quindi di meccanica se ne intendevano parecchio.
L'arpa del Signor Hochbrucker fu davvero portentosa: aveva 5 pedali e poi più tardi 7. Un pedale per ciascuna nota.
Funzionava così bene che pensò di farla conoscere alla corte Reale di Francia che notoriamente era una delle corte più ricche e più dedite ai divertimenti moderni in fatto di musiche e balli. A Parigi allora imperava il clavicembalo e l'orchestra reale aveva molti strumenti, ma l'arpa non era fra quelli.
A dire il vero in Spagna e in Italia c'erano nelle orchestre barocche meravigliose arpe doppie e triple, ma si vede che ai Francesi non piacevano proprio o forse erano troppo difficili da suonare.
L'arpa a pedali fu ascoltata per la prima volta a Parigi nel 1749 presso la casa del nobile Alexandre-Jean-Joseph Le Riche de la Poupeliniére che aveva una sua orchestra privata e teneva presso di sé i migliori musicisti dell'epoca, come Philippe Rameau grande clavicembalista e compositore.
L'arpista virtuoso, Adam Goepffer di origine Austriaca, suonò per lui un'arpa costruita da Hochbrucker e fece talmente impressione che lo vollero riascoltare presso i concerti pubblici dei Concert Spirituel di cui vi ho parlato.
Al Concert Spirituel, da allora in poi 28 arpisti suonarono più di 100 concerti dal 1760 al 1790 e l'arpa divenne uno strumento richiesto e insegnato in tutte le case dei nobili parigini. I costruttori francesi, tali Naderman e Cousineau si misero a costruire le più belle arpe che mai si fossero viste in Europa a quell'epoca. I dipinti e gli stucchi d'oro ne impreziosivano la struttura. Tutte le nobildonne ne volevano una.
  










Arpe Cousineau e Naderman
Nelle liste dei musicisti e insegnanti dell'epoca si contano a Parigi nel 1784 ben 58 insegnanti di arpa!
Il più abile tra i costruttori di strumenti musicali dell'epoca, padre anche del moderno pianoforte, Sébastienne Erard cominciò a migliorarne il meccanismo.
Poi venne la Rivoluzione francese che oltre a spazzar via molte teste coronate e molti nobili, scompigliò tutto quanto. Molti musicisti e arpisti fuggirono a Londra e per alcuni anni l'arpa a Parigi rimase un po' in disparte.
Anche la Regina Maria Antonietta fu decapitata nel 1793, ma le sue arpe sono ancora oggi conservate al Conservatorio e nei Musei.
Quando le acque della rivoluzione si calmarono gli affari musicali ripresero vigore e nuovi maestri continuarono a scrivere musica per arpa e ad insegnare.
Anche l'Imperatrice Josephine, moglie di Napoleone Buonaparte amava l'arpa e la suonava. Così la tradizione dello strumento non si spense a Parigi.

Alla corte di Napoleone










Sèbastienne Erard, finì la sua opera di meccanica sull'arpa che a partire dal 1810 ebbe 7 pedali che si spostavano di due movimenti ciascuno e permettevano allo strumento di suonare in tutte le tonalità.


I vecchi costruttori di arpe a movimento semplice non erano troppo contenti e tentarono di farlo passare come uno strumento difficile e "pericoloso" (venne persino sconsigliato alle gestanti di suonarla…!) l'arpa di Erard, ma alla lunga furono sorpassati e l'arpa così tecnologicamente equipaggiata trionfò tanto che è la stessa che usiamo anche oggi in orchestra.
arpa Erard dipinda da Moritz von Shwind (pittore amico di Beethoven e Schubert)
Nel 1825 fu introdotta la classe di arpa anche al Conservatorio di Parigi e quella scuola divenne una delle più importanti al mondo.
Si diffuse a Londra, in Belgio, in Germania e fu portata anche nell'America del Nord. Nell'America del Sud la portarono gli Spagnoli, quella tripla, che divenne un'arpa speciale che ancora oggi viene suonata in Paraguay, Messico e Venezuela, ma rimase diatonica (senza pedali e con una sola cordiera).
L'arpa a pedali venne usata frequentemente nelle orchestre sinfoniche e in quelle che accompagnavano l'opera nei teatri.
Per tutto l'ottocento e buona parte del novecento cercò di stare al passo del pianoforte, altro strumento polifonico solista, che divenne lo strumento più usato e popolare dopo aver soppiantato il clavicembalo. A metà dell'ottocento la musica per pianoforte divenne sempre più fitta di modulazioni (passaggi con tante note alterate) e agli inizi del novecento i cromatismi introdotti da Wagner divennero sempre più arditi.
L'arpa sembrava non riuscisse a stare al passo.

La ditta costruttrice di arpe Pleyel nel 1865 mise in commercio uno strumento cromatico a doppia cordiera incrociata dove le note era già tutte pronte, niente più pedali. Il costruttore era sicuro che l'arpa cromatica avrebbe soppiantato l'arpa a pedali. Rispolverò il principio delle arpe doppie cinquecentesche ma con una mole assai più grande.
Alcuni compositori scrissero espressamente per questo strumento, ma nonostante a Parigi e a Bruxelles furono aperte alcune cattedre di arpa cromatica nei rispettivi conservatori, la sua vita durò poco.
Non servivano i piedi, ma la difficoltà del suonare in quelle corde incrociate era troppo grande e poco conveniente.


Molta musica scritta per arpa cromatica fu poi riscritta per poter essere suonata sull'arpa a pedali come il bellissimo brano  di Claude Debussy Danses Sacrée et Profane per arpa e piccola orchestra d'archi.
L'arpa a pedali rimaneva quella più usata.
Negli ultimi 40 anni all'arpa a pedali hanno persino messo i pick up elettrificandola per permetterle di suonare il pop e il jazz.




Lily Laskine all'arpa durante l'esecuzione del brano l'Introduction et allegro di Maurice Ravel (à gauche), nel 1935



Carlos Salzedo e la sua arpa
Arpa Salvi modello Aurora






Beborah Henson-Conant e la sua arpa Rock









una delle prime incisioni di un' arpista Jazz


Arpe celtiche moderne presso Camac Italia


Arpa a pedali moderna delle ditta Camac e arpa Erard sullo sfondo




Bibliografia
Rosalyn Rensch - Harps and Harpist - Indiana University
Laure Barthel - Au Coer de la Harpe au XVIIIéme Siècle - Garnier-Francoise Editions
Laura Pasetti - L'arpa - Epos Editore
Antologia a cura di Mirelle Vita - Arpeggi Storie di storia dell'arpa - Pizzicato Editore
Marcel Tournier - The Harp - Henry Lemoine & C. Editeurs





Particolari Tecnici dell'arpa a pedali


Meccanismo a movimento semplice
Ad uncini





Meccanismo a movimento doppio
A dischetti (Erard)








Zoccolo con la pedaliera






Seduta all'arpa celtica


 Seduta all'arpa del 1700


 Seduta all'arpa moderna






2 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie è stata utilissima per una ricerca ... per favore correggete il nome del druido: è Panoramix (Obelix è l'amico grasso di Asterix) ;-)

harpo ha detto...

Sono contenta, anonimo, che ti sia servita questa piccola storia dell'arpa!
Per correggere dovrei rivedere tutto il documento. Allora lascio il tuo commento così che serva da correzione.
;-)))

P.s. la prossima volta dimmi almeno come ti chiami!!!

Rosangela - Harpo